Fino ad oggi, pur soffrendo ad ogni piccola bottega che dopo aver lottato a lungo, subisce l’inesorabile destino dei piccoli con pochi fondi, con uno stato se non vessatorio sicuramente non agevolante e la concorrenza spietata dei grandi e degli online, avevo considerato questo fenomeno seppur triste, abbastanza naturale.
Ma pochi giorni fa mi è arrivata la notizia: chiudono a Roma due librerie Feltrinelli (la notizia è giunta da varie fonti – cito questa di Fanpage per fare loro pubblicità – NO, NON MI PAGANO, ma sono bravi e se lo meritano).
Il primo pensiero: di ALLARMEEEEEEE! Se pure Feltrinelli chiude, stanno messi maluccio lassù al sole.
Il secondo pensiero: da CAROGNAAAAAAAAAAAA! Però, sinceramente, il librificio Feltrinelli che chiude non mi dispiace, anche il gigante ha i piedi di argilla?
Il terzo pensiero: …fermiamoci a pensare…
Le librerie chiudono è questa è una notizia terribile, siano queste grandi o piccole, di brand o indipendenti.
E’ vero che i libri li puoi anche comprare online e quindi, dal punto di vista di “mero mezzo di consumo” potremmo leggerlo solo come un cambio di modalità di acquisto e, per i lavoratori, una conversione (come ne sono esistite tante, pensiamo ai dattilografi con l’avvento del computer, alle agenzie di viaggio con l’avvento dei biglietti online, etc…).
Le librerie però non possono essere considerate uguali agli altri negozi, è per questo motivo che definisco Feltrinelli (ma anche gli altri grossi brand, tipo Mondadori o simili) dei “librifici”. Quando la libreria è un luogo dove tu entri e vedi copertine e nulla più, allora non fa differenza se compro là o tramite lo schermo di un computer. Se il/la libraio/a non sanno cosa vendono, non trovano bellezza nel commentare un libro, nel consigliare, nel sapere indirizzare, ma si limitano semplicemente a portarti davanti alla pila di ciò che il distributore pretende egli/ella venda e ti fa scegliere…allora che chiuda pure, sinceramente non mi cambia la vita.
Esistono però dei luoghi speciali e quelli, ahimè, solo le librerie possono esserlo (ne ho parlato qui). Luoghi dove entri e trovi qualcuno con cui parlare, confrontarti, farti guidare e magari anche tornare a lamentarti per un consiglio non valido. Luoghi dove si legge ad alta voce, dove insieme ai libri vengono vendute condivisioni. Quei posti dove si fa cultura vera, di qualità, a prescindere dalla scolarizzazione. Dove un lettore è senza tempo e senza età e si confronta con altri lettori come lui.
Sono quelle librerie che non devono chiudere e quando lo fanno, dovremmo tutti osservare un lutto.
Certo, diamo la colpa alle istituzioni e ne hanno di colpe! Niente sgravi o aiuti a chi diffonde cultura, niente tutele o agevolazioni per chi è in un territorio palesemente complesso.
Diamo anche la colpa ai librai “distratti” o con poche iniziative, anche loro ne hanno, ci sono tanti che si lamentano e basta, non va bene, bisogna darsi da fare.
Però…diamo anche la colpa a noi lettori, siamo pochi e molti con il “sedere pesante”! Rinunciamo un poco alla comodità di ricevere il libro sulle ginocchia in salotto e proviamo ad alzarci dal divano per andare noi in libreria. Certo potremmo dover aspettare un giorno o due in più, ma “l’attesa del piacere è essa stessa piacere”…o no? Partecipiamo alle iniziative dei librai non distratti che si arrampicano sui vetri pur di inventarsi qualcosa e poi le loro iniziative vanno deserte!
Non rinunceremmo mai al nostro appuntamento dal parrucchiere? Beh, facciamolo anche per la presentazione in libreria!
Oggi piango la chiusura di uno dei due punti Feltrinelli, quello di letteratura straniera dove anche io sono andata tante volte a godere del crocicchio di culture diverse e di tanti ragazzi fuori sede che là cercavano casa. Oggi, che anche io sono straniera, li capisco e mi trasporto nel loro dispiacere di non avere più quel luogo come riferimento, insieme alla libreria del Viaggiatore, (che ha chiuso anche lei a fine 2019).
E piango insieme a tutti gli altri, la chiusura definitiva della “Pecora Elettrica” che dopo il secondo attentato incendiario non è più disponibile a piangere sulle ceneri (reali e metaforiche) del proprio lavoro, ma che era una luce importante nell’oscurità della ragione della nostra vita quotidiana ormai sempre meno reale e sempre più virtuale.
Piango le altre librerie di Italia che chiudono, perché da italiana fuori sede, guardo sempre alla terra dove sono nata con riconoscenza ed amore, sperando che diventi migliore giorno dopo giorno. Eppure senza librerie, senza QUESTO TIPO di librerie, vedo la luce diventare sempre più sottile e la fiamma spegnersi. Vi prego, aiutiamole, proteggiamole, adottiamole…